domenica, gennaio 04, 2009

Judith Butler - Corpi che contano

Centralità del corpo

La riflessione della Butler parte dall’affermazione della corporeità del soggetto. La costituzione del corpo è il processo fondamentale su cui si fonda la costruzione del soggetto, come già Freud aveva sostenuto: "L’Io è innanzitutto un’entità corporea".
L’incarnazione del soggetto è fondamentale per qualsiasi proposta politica di cambiamento del soggetto e delle dinamiche di potere che ne governano la costituzione. Si parla di corpi, come vengono costruiti, cosa comporta la costituzione di un "corpo che conta" in termini di esclusione e negazione di altri corpi. Non si può prescindere dalla materialità del corpo, perché tale materialità costituisce la cornice entro la quale viviamo e l’ambito in cui emergiamo come soggetti.. La questione – politica – diventa allora come sia incarnato il soggetto e quali relazioni di potere presiedano a quella incarnazione.

La questione della corporeità si lega necessariamente a quella del sesso, essendo il sesso una delle norme attraverso le quale la corporeità viene materializzata dal potere (1)

Materialità del corpo

Il discorso sulla materialità del corpo si inserisce nella critica alla dicotomia sesso-genere su cui si è fondata gran parte della teoria femminista, soprattutto in ambito anglofono. Introducendo il concetto di materialità corporea, Butler sostiene che anche il sesso non può più essere considerato come materia grezza, oggettiva, dato scientifico neutro, privo di storia e implicazioni, tavola vergine su sui il genere agisce socialmente; anch’esso possiede una storia, anch’esso – in quanto materialità – deve essere inserito in un discorso che gli attribuisce certi significati piuttosto che altri. Il sesso viene costituito, materializzato da un discorso di potere. Ciò non significa negare la rilevanza di certi aspetti biologici, fisiologici, genetici: "Riconoscere l’innegabilità del 'sesso' o la sua 'materialità' significa pur sempre riconoscere una qualche versione del sesso, una qualche formazione di materialità. Il discorso stesso attraverso il quale quel 'riconoscimento' immancabilmente avviene non forma esso stesso il fenomeno che riconosce?" (2)
La materialità è un effetto del potere, "anzi, l’effetto più produttivo del potere": il processo di materializzazione consiste nel produrre quell’effetto di delimitazione, fissità, superficie che costituisce il corpo nei suoi orientamenti, nei suoi lineamenti. E la materializzazione di un corpo opera innanzitutto attraverso la materializzazione del sesso, la costituzione di un individuo sessualmente significante all’interno di un discorso. Emerge la prospettiva antiumanista in cui Butler si colloca: non esiste un soggetto disincarnato che decide quale genere assumere. Il genere non è una maschera che si sceglie di indossare. Il genere, insomma, non è una categoria descrittiva, ma performativa. (3)

Identificazione e legge (performatività della legge e abiezione)

Butler, dialogando con Lacan, sottolinea l’importanza del processo di identificazione nella formazione dell’identità per correggere alcune pieghe troppo volontaristiche del costruzionismo. (4)
Le identificazioni avvengono sotto la guida e attraverso la legge, che istituisce il significato per ogni posizione all’interno del discorso (5), permettendo certi significati ed escludendone altri. La legge ha dunque un carattere performativo: nell’istituzione delle categorie disponibili alle identificazioni la Legge non descrive delle posizioni già esistenti, ma produce, materializza, quelle stesse categorie, fissando caratteristiche e norme che delimitino in un significato stabile il senso di ciascuna categoria all’interno del discorso. Costruire il senso vuol dunque dire escludere altre possibilità; anzi il significato di una posizione emerge e si definisce in relazione all’esclusione di altri. La legge quindi non crea solo zone di senso disponibili all’identificazione, ma ne esclude altre, anzi, le relega nel campo dell’impensabile, al di fuori della simbolizzazione, della lingua: l’Altro, il residuo della significazione grazie al quale essa può avere luogo. (6)
Nella logica del ripudio delle identità forti, stabili e coerenti la Legge assicura l’articolazione del proprio discorso mantenendo questo residuo come figura illegittima di punizione (la minaccia che obbliga l’identificazione in una posizione "normale"). Essa deve evocare la presenza fantasmatica di questo esterno per permettere l’identificazione nella norma, ma nega a esso la capacità di costituirsi all’interno del simbolico come legge alternativa. L’alterità viene riconosciuta solo come possibilità di identificazione abietta, a-normale, e viene relegata nell’abito fugace dell’immaginario. Inoltre, considerando le identificazioni come stabili, immutabili e coerenti, l’esterno non simbolizzabile finisce per fossilizzarsi in una categoria fissa e universale (la donna, l’omosessuale, l’altra razza…l’abietto, il mostro). Se si afferma la stabilità delle posizioni e delle identificazioni (la necessarietà della Legge, la sua universalità, la posizione della psicoanalisi, di Lacan…), anche il loro necessario residuo, il loro Altro, la loro mancanza, l’insignificabile, sarà universale e assoluto: la donna come altro necessario, e come insignificabile permanente, come mancanza costituiva per eccellenza.

Identità instabili: l’affiliazione politica al di là della logica del ripudio

Il non simbolizzabile è il limite costitutivo della significazione, ma un conto è riconoscere ciò e un altro congelarlo nella stessa a-storica posizione e contemporaneamente negargli la possibilità di istituirsi come simbolizzabile, attraverso una riarticolazione della Legge. Contro la logica del ripudio e dell’abiezione Butler sostiene l’adozione di identità instabili, la proposta di identificazioni contingenti e provvisorie, aperte al divenire, che riconoscano il loro esterno come nuova possibilità simbolica di riarticolazione della Legge. Non si tratta di rinunciare alla soggettività, ma di riconoscere le esclusioni che ci costituiscono come soggetto e riconoscere le connessioni con altre identificazioni (7). L’identità diventa cioè spazio di negoziazione, riconoscimento, responsabilità. (8)
Per Butler non è sufficiente, infatti:
- La semplice moltiplicazione delle posizioni-soggetto, cosa che comporterebbe la moltiplicazione degli atteggiamenti esclusivi e degradanti. Un ulteriore aumento di frazioni, la proliferazione di differenze senza alcuna possibilità di mutua negoziazione, l'aumento delle posizioni abiette a seconda dei rispettivi particolarismi e delle relative identificazioni escluse. Dopo l’umanesimo imperialista, il nuovo pericolo è quello di identità sempre più specifiche (microfascismi) ed esclusive.
- Lo sforzo di trasformare le identificazioni escluse in identificazioni incluse. Tale mossa ricalcherebbe l'operazione universalista umanista, e rappresenterebbe un ritorno alla sintesi hegeliana. In tale appropriazione delle differenze Butler scorge il pericolo di nuovi imperialismi.
-La negazione e il rifiuto della soggettività. Ciò condannerebbe al silenzio e all’abiezione le identificazioni escluse di altri soggetti.

Il fatto che le identificazioni cambino non significa esattamente che un’identificazione viene rinnegata a favore di un’altra. Il cambiamento può essere segno di speranza nella possibilità di riconoscere un insieme di connessioni in espansione, di delineare in che modo l’identificazione è coinvolta in ciò che esclude e di seguire le tracce di quel coinvolgimento per disegnare la mappa della comunità futura alla quale potrebbe dare origine.

Performatività come citazione

Butler sostiene, dunque, il carattere contingente e instabile delle identificazioni e la possibilità di un cambiamento della legge, di una riarticolazione nel suo discorso. Questa possibilità è assicurata innanzitutto dal carattere performativo della Legge (non descrive le posizioni, ma le crea, e la loro costituzione è segnata contemporaneamente dalla mancanza e dalla promessa illusoria di totalità) e poi dalla concezione di performatività come citazione. La costruzione dei significanti non si risolve cioè in un atto, ma ha bisogno di un processo storico di citazione e ritualità attraverso il quale la Legge si forma e si riconferma nella sua autorità. Il rapporto tra Legge e identificazioni non si risolve in un’unica direzione (la Legge determina le posizioni disponibili alle identificazioni e i significati), ma si fonda sulla necessità della Legge di essere continuamente citata attraverso le identificazioni e attraverso l’imitazione delle sue norme. La dinamica è presentata in un primo momento da Butler in relazione al rapporto tra l’Immaginario e il Simbolico lacaniani: il simbolico non precede l’immaginario; l’immaginario e le pratiche di identificazione servono alla costituzione della autorità della Legge, cosicché simbolico e immaginario risultano legati da una stretta compenetrazione.

Disconoscimento dei significanti, citazioni infedeli

La promessa di totalità e di esaustività dei significanti viene però puntualmente disattesa. Il desiderio di unità del soggetto, di superamento della scissione e di recupero di una totalità significante piena è destinato alla continua frustrazione (il desiderio dell’Altro è da interpretarsi in questa ottica, recupero del residuo superamento della scissione). Emerge quindi l’impossibilità del soggetto di riconoscersi completamente in una descrizione, in qualsiasi descrizione: è sempre in opera una certa misura di disconoscimento dei soggetti rispetto al Nome e alla posizione che occupano all’interno del discorso. (9)
Le identificazioni sono sempre imperfette, la citazione è una citazione infedele di una Norma astratta, di una promessa mai mantenibile. (10) L’incapacità di mantenere la promessa è la garanzia della riarticolazione discorsiva. La citazione infedele diventa strategia politica.

I significanti politici, la rappresentanza

I significanti politici che promettono l’unità devono per forza deluderla a causa del misconoscimento (il fenomeno della divisione in fazioni). Ma è proprio necessario rincorrere questa unità? La politicizzazione ha sempre bisogno di superare la disidentificazione? Può essere che l’affermazione dello slittamento, dell’identificazione fallita, diventi il punto di partenza per una affermazione più democratizzante della differenza interna. Identità costituita come "agenzia": come l’obbligo a citare, ripetere, imitare il significante che ci costituisce, e nella citazione perdere, cambiare, imitare infedelmente. Il riconoscere nel fallimento di ogni unità una mancanza universale e astorica, non tiene conto delle discontinuità prodotte dalle relazioni sociali che invariabilmente eccedono il significante. Le esclusioni si articolano in modi e formazioni diverse a seconda della contingenza. L’identità è provvisoria, quindi anche le sue esclusioni. Il fatto che non ci possa essere un'inclusione finale e completa è una funzione della complessità e della storicità di un campo sociale che non può mai essere riassunto da nessuna descrizione data e che, per ragioni democratiche, non dovrebbe mai esserlo.
La categoria politica non deve mai essere descrittiva: ciò che la politica dell’identità e l’ideale descrittivista lamenta come disunità e divisione in fazioni viene invece affermato come il potenziale aperto e democratizzante della categoria. Doppio movimento: invocare la categoria e quindi istituire provvisoriamente una identità e, allo stesso tempo, aprire la categoria come sito di protesta politica permanente.

Note:

1) "Il sesso non è semplicemente quello che si ha, una descrizione statica di ciò che si è. È piuttosto una delle norme attraverso le quali il 'soggetto' diventa possibile, quella che qualifica un corpo per tutta la vita all'interno del campo dell'intelligibilità culturale".
2) Ripensare il fisico e lo psichico. "Non è più possibile pensare l'anatomia come un referente stabile che viene valorizzato e significato sottoponendolo ad uno schema immaginario. L'accessibilità stessa dell'anatomia dipende da questo schema e coincide con esso. Indissolubilità dello psichico e del corporeo: qualunque descrizione del corpo, comprese quelle che sono giudicate convenzionali nell'ambito del discorso scientifico, ha luogo tramite la diffusione e la convalida di questo schema immaginario".
3)"L'Io non precede e non segue il processo di articolazione del genere, emerge solo all'interno e in qualità di matrice di relazione di genere".
4)"L'Io non precede le sue identificazioni con l'oggetto. L'Io si costituisce tramite un'identificazione".
5)"I corpi diventano completi, totalità , per mezzo sì dell'immagine speculare idealizzante e totalizzante, ma se è sostenuta nel tempo da un Nome. Avere un Nome significa essere posto entro il Simbolico, l'ambito idealizzato della parentela, una serie di relazioni strutturate attraverso la sanzione e il tabù".
6)In relazione alla corporeità: il riconoscersi come corpo è la prima fondamentale identificazione che fonda il soggetto, precisamente ciò che permette al soggetto di emergere e di costituirsi come significante all'interno del discorso. Dunque: "I confini del corpo sono l'esperienza vissuta della differenziazione, dove tale differenziazione non è mai neutrale rispetto alla questione della differenza di genere o della matrice eterosessuale. Cosa è escluso dal corpo affinché i confini corporei possano costituirsi? E in che modo l'esclusione abita quel confine come una specie di fantasma interno? In che misura la superficie corporea è l'effetto dissimulato della perdita?"
7)"Il fatto che le identificazioni cambino non significa esattamente che un'identificazione viene rinnegata a favore di un'altra. Il cambiamento può essere segno di speranza nella possibilità di riconoscere un insieme di connessioni in espansione. Delineare in che modo l'identificazione è coinvolta in ciò che esclude, e seguire le tracce di quel coinvolgimento per disegnare la mappa della comunità futura alla quale potrebbe dare origine".
8)Butler prende in considerazione altre proposte, che scarta:
- La semplice moltiplicazione delle posizioni-soggetto, cosa che comporterebbe la moltiplicazione degli atteggiamenti esclusivi e degradanti. Ulteriore aumento di frazioni, proliferazione di differenze senza alcuna possibilità di mutua negoziazione. Aumento degli abietti a seconda dei rispettivi particolarismi e delle relative identificazione escluse. Dopo l'umanesimo imperialista, il nuovo pericolo di identità sempre più specifiche (microfascismi) ed esclusive.
- Lo sforzo di trasformare le identificazione escluse in identificazioni incluse. Operazione umanista, ritorno alla sintesi hegeliana. Appropriazione di tutte le differenze, imperialismi.
- La negazione e rifiuto della soggettività. Condanna al silenzio all'abiezione delle identificazioni di altri soggetti.
9)"Ogni significazione si fonda su un'origine traumatica, sulla perdita di una parte, sulla negazione, sulla mancanza. Ma ogni significante induce una promessa di totalità, di recupero della perdita producendo un'attesa di unità, di riconoscimento pieno e finale (in quanto luogo di promessa di unità il significante diventa sito di investimenti fantasmatici) che non può mai essere raggiunto. Il significante che potesse promettere e mantenere il ritorno al luogo del piacere proibito distruggerebbe se stesso come significante". Ogni legge opera tramite la minaccia, indicando cosa deve restare fuori dal significato. Desiderio di totalità nell'investimento fantasmatico (sia nell'identità individuale, sia in quella politica…) che viene promesso e puntualmente disatteso.
10)"L'identificazione è continuamente rappresentata come un evento o un risultato desiderati, ma che, alla fine, non si realizzano mai. Si tratta di un allestimento fantasmatico dell'evento. In tal senso le identificazioni appartengono all'immaginario, sono tentativi fantasmatici di allineamento, di fedeltà, coabitazioni ambigue e transcorporee".